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FAQ

Di seguito trovi una lista di domande frequenti e relative risposte, fornite ai nostri pazienti, da parte dello staff medico del Centro.

I denti possono rispondere in maniera diversa agli stimoli termici. A volte anche denti sani possono essere sintomatici al freddo o al caldo. In qualsiasi caso di sensibilità dentale molto importante è la diagnosi precoce. Spesso il problema può essere innocuo e la sensibilità può essere attenuata controllando meglio l’igiene ed utilizzando dentifrici per denti sensibili.

Altre volte invece la sensazione dolorosa generata può essere dovuta a piccole usure dello smalto, carie, piccole fratture, lesioni radicolari, infiammazioni pulpari o retrazioni gengivali. Anche i dolci possono innescare talvolta questo quadro sintomatologico.

Un controllo radiografico accurato unito ad un esame obiettivo ad ingrandimento ottico saranno in grado di scovare la causa dei sintomi e stabilire il piano terapeutico più appropriato.

Le amalgame dentali venivano usate in passato come materiale da restauro dei denti affetti da carie. Con l’evoluzione dei materiali estetici, i compositi, le otturazioni metalliche sono state pian piano sostituite da questa più moderna tecnica.

La sostituzione delle vecchie amalgame è possibile e totalmente innocua, a patto che le vecchie otturazioni vengano rimosse dai denti isolando la bocca con la diga di gomma e sotto aspirazione, per evitare che frammenti delle stesse possano essere ingoiati o inalati.

Il risultato estetico è ottimale e la resistenza ala masticazione dei materiali estetici è eccellente. I restauri in composito sono ad oggi il “gold standard” nelle riabilitazioni conservative dentali, insieme alle ceramiche, i disilicati e la zirconio-ceramica.

La carie è un processo infettivo che interessa i tessuti duri dentari, che porta alla distruzione pro-gressiva di porzioni di dente. La degenerazione cariosa inizia dallo strato più esterno della corona dentale (lo smalto) fino ad addentrarsi negli strati più profondi (dentina e polpa). I batteri che vivono all’interno della nostra bocca si riproducono grazie ai nutrimenti derivanti dai residui di cibo, in particolare carboidrati e zuccheri, e di bevande.

Se non si ha l’accortezza di lavare bene i denti dopo aver mangiato, i batteri continuano a riprodursi e a colonizzare lo smalto dentale fino a quando non iniziano a fermentare, generando prodotti acidi che portano al danneggiamento della superficie dei denti. La carie allo stato iniziale è asintomatica, ed è possibile diagnosticarla soltanto tramite radiografie ed esame obiettivo.

La sensibilità al caldo e al freddo, così come al dolce, si manifesta quando la carie inizia ad ingrandirsi e a creare un danno sempre maggiore. Per questo motivo non bisogna aspettare che un dente faccia male per richiedere una visita di controllo dal dentista, ma è molto importante controllare i propri denti ogni sei mesi e prevenire la formazione di carie attraverso manovre di igiene orale costanti ed efficaci.

Le cause della formazione di carie sono molteplici. Una delle più importanti è senz’altro la scarsa igiene orale che porta all’aumento della crescita batterica. Ma ci sono molti altri fattori che portano un paziente a soffrire di carie, e sui quali bisogna intervenire.

La dieta è una di questi. Mangiare sano è alla base dell’essere in buona salute, e questo è altrettanto valido per i nostri denti. Fare tanti piccoli spuntini durante la giornata, magari a base di carboidrati o zuccheri, è un comportamento da evitare, a meno che non si dedichi altrettanto tempo all’igiene orale. Mangiare 10 volte in una giornata e lavare i denti solo mattina e sera infatti non è sufficiente a prevenire la carie.
La familiarità anche gioca un ruolo importante. Ci sono alcune persone che hanno una predisposi-zione genetica maggiore di altre a sviluppare carie, oppure hanno subito delle mutazioni geniche per cui lo smalto dei propri denti è più debole e più facilmente attaccabile dai batteri (es: amelogenesi imperfetta). Molto importante è anche come si lavano i denti e il tempo che si dedica a tale procedura. È infatti importante confrontarsi con un’igienista dentale per capire quali tecniche di spazzolamento sono più adatte per la propria situazione, e quali ausili possono aiutarci a migliorare l’igiene orale quotidiana.

Il dolore da pulsazione all’interno di un dente insorge nel momento in cui il nervo che si trova al suo interno (la polpa) va incontro ad un processo infiammatorio. Quest’ultimo può insorgere in seguito ad una carie molto grande o ad un trauma.

La polpa infiammata si arricchisce di sangue, inizia ad aumentare il suo volume, e tutto questo avviene all’interno dello stretto spazio delle radici dentarie e della camera pulpare, provocando sintomatologia dolorosa tipo pulsazione. Il dente in questo stato diventa ipersensibile agli stimoli termici, e il dolore aumenta in posizione sdraiata poichè aumenta l’afflusso sanguigno alla regione mascellare.

In questo stadio è possibile percepire il dolore non solo all’elemento dentario in questione ma anche ai denti contigui o dell’altra arcata. Molto importante è rivolgersi subito all’odontoiatra per una diagnosi corretta ed intervenire subito con una terapia endodontica che garantisce l’immediata cessazione dei sintomi.

La devitalizzazione, o terapia endodontica, di un elemento dentario consiste nell’asportazione della polpa al suo interno in seguito ad un processo infettivo o traumatico che ne ha causato la sua degenerazione.

Questa cura, detta anche terapia canalare, ha come obiettivo la pulizia e la disinfezione delle radici dei denti, permettendo di recuperare un dente compromesso prima che la patologia cariosa o traumatologica lo condanni all’estrazione. Si effettua in anestesia locale sotto diga di gomma, un sistema che permette di isolare i denti da agenti contaminanti quali saliva o sangue.

La pulizia dei canali radicolari viene eseguita mediante specifica strumentazione al nichel-titanio e disinfezione mediante agenti chimici come ipoclorito di sodio, EDTA e clorexidina. Al termine di questa fase i canali vengono otturati con un materiale che si chiama gut-taperca per impedire una futura re-infezione delle radici. Il dente devitalizzato e asintomatico, senza nessun segno di sofferenza radicolare, può a questo punto essere recuperato mediante una ricostruzione della parte distrutta, con l’ausilio di materiale composito, perni in fibra o corone protesiche (capsule).

Un dente che ha subito per necessità una terapia canalare poiché una carie o un trauma hanno compromesso la sua integrità è senz’altro più debole e fragile di un elemento dentario vitale, che mantiene l’integrità della sua polpa e della sua anatomia interna.

Un dente devitalizzato che ha subito la distruzione di una grande porzione della sua corona, con perdita importante di smalto e pareti sane, ha un alto rischio di frattura, specie se collocato nei settori latero-posteriori della bocca, dove il carico masticatorio è maggiore.

Per questi motivi si consiglia sempre di riabilitare un elemento in queste condizioni attraverso una corona protesica (capsula) che consenta il mantenimento nel futuro e protegga il dente dalle forze masticatorie e dai traumi. Un dente devi-talizzato può infatti rompersi anche a distanza di anni dalla terapia canalare se non protetto da una capsula, e in questi casi non essere più recuperabile, ma condannato all’estrazione.

Un ascesso consiste in una risposta attiva del nostro organismo ad un insulto batterico. Questo può avvenire in qualsiasi parte del nostro corpo. A livello della nostra bocca nella maggior parte dei casi deriva da infezioni a carico dei denti, o dei tessuti circostanti i denti (osso, gengiva), o in seguito a grossi traumi. L’ascesso orale non è altro che un’area gengivale o ossea che tende a gonfiarsi per accumulo al suo interno di pus.

Frequentemente si osserva in corrispondenza di denti con grandi carie, in cui i batteri sono riusciti a colonizzare le radici portando la polpa del dente in necrosi, generando terreno fertile per una veloce replicazione batterica che l’organismo da solo non riesce totalmente a combattere. Altre volte questo processo avviene in corrispondenza dei denti del giudizio non completamente erotti, che favoriscono, per la loro posizione, l’accumulo batterico, oppure a livello di tasche parodontali profonde nelle quali si forma tartaro che il pa-ziente da solo non riesce ad eliminare.

Spesso si manifesta nella nostra bocca come un puntino bianco o giallo sulla gengiva (fistola), una specie di piccola bolla che sotto pressione determina fuoriuscita di pus. Altre volte invece è più grande e determina tumefazione e gonfiore del volto apprezzabili anche dall’esterno. I denti con ascesso non sono sensibili agli stimoli termici, ma molto sintomatici alla pressione e alla masticazione. La sola terapia antibiotica non è sufficiente alla guarigione. Essa rappresenta un intervento temporaneo per ridurre gonfiore e sintomi.

Fondamentale è rivolgersi all’odontoiatra per un intervento tempestivo per eliminare la causa dell’ascesso e favorire la guarigione della regione interessata, prima che l’ascesso aumenti di dimensioni e invada zone contigue dell’organismo creando ulteriori danni.

Un granuloma è una lesione infiammatoria apprezzabile negli esami radiografici come una pallina scura più o meno grande, in corrispondenza di apici di radici dentali, oppure di forcazioni radicolari, denti inclusi ecc… Di per se il granuloma non è pericoloso. Non è altro che il tentativo dell’organismo di combattere un insulto batterico. Può essere asintomatico.

La maggior parte delle volte viene evidenziato non per dolore del paziente ma in seguito ad un normale controllo radiografico. Il granuloma può precedere la fase di ascesso. Esso può crescere in maniera lenta e progressiva con il progredire di un’infezione non trattata, anche per anni, e quando l’organismo non riesce pù a contenere tale infezione la fase di latenza del granuloma viene seguita dalla fase attiva e suppurativa dell’ascesso. Una diagnosi precoce aumenta le possibilità di intervenire con successo e far ridurre il granuloma prima che dia vita ad un ascesso o, in casi più gravi, a cisti.

Il sanguinamento gengivale, quando non legato a cause traumatiche, è quasi sempre espressione di uno stato di infiammazione localizzato o generalizzato. La placca batterica e il tartaro hanno una capacità di crescita molto rapida sulle superfici dei nostri denti e all’interno delle tasche gengivali.

La presenza di batteri porta l’organismo a difendersi mediante l’arrivo di anticorpi attraverso il sangue. Maggiore è l’accumulo batterico quindi maggiore sarà il sanguinamento. Purtroppo la sola azione dello spazzolino non basta ad eliminare tutta la placca e il tartaro.

Se si vuole quindi risolvere il problema del sanguinamento bisognerà rivolgersi al dentista per attuare manovre di igiene orale professionale e tutto ciò che serve ad eliminare l’insulto batterico patogeno. Se trascurata una gengivite può lentamente evolvere in una parodontite irreversibile (conosciuta anche come “piorrea”) e compromettere la vita dei nostri denti.

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